Pancratium maritimum L. 1753



famiglia: Amaryllidaceae
sinonimi: Pancratium angustifolium
nomi comuni: giglio di mare, pancrazio, narciso marino




ETIMOLOGIA: il nome generico proviene dall'unione dei termini greci pan (tutto) e krátos (forza), per le presunte virtù terapeutiche della pianta. L'attributo specifico latino maritimum (marino) si riferisce all'habitat naturale della specie







il giglio marino è una pianta erbacea bulbosa alta fino a 50 centimetri che cresce spontanea negli arenili e nelle dune costiere italiane e mediterranee sud-occidentali, sulle rive del Mar Morto, nonché sulle coste atlantiche del Portogallo e sulla costa meridionale del Mar Nero, che può anche essere coltivata nei giardini, in particolare quelli vicino al mare. In Italia la si può trovare allo stato selvatico nelle dune e nelle spiagge tirreniche (in Liguria e dalla Toscana in giù), in quelle adriatiche (Molise e Puglia), ioniche ed in quelle delle due isole maggiori (particolarmente diffuso in Sardegna, assieme al P. illyricum). Purtroppo questo fiore, così come altre piante 'psammofile' (tipiche delle sabbie ad altra concentrazione di salsedine), sta diventando ormai sempre più raro a causa dell'antropizzazione dei litorali, che provoca una  progressiva scomparsa delle dune sabbiose che costituiscono la sua dimora prediletta. Per questo motivo in molte zone è considerato specie protetta ed è assolutamente proibito raccogliere le piantine oppure asportarne i fiori od i bulbi.
Nei giardini cresce facilmente a patto di fornirgli posizioni riparate, estremamente calde e soleggiate e terreni molto sciolti, quasi sabbiosi, assai ben drenati. Tollera periodi anche molto prolungati di siccità e per arrivare alla fioritura esige estati molto calde, tendendo a ridurre la produzione di fiori nei climi più freschi. In inverno sopravvive a temperature fino a -5°C: la parte aerea scompare e dissecca, mentre il bulbo, allungato e largo circa 5-6 centimetri, rimane quiescente sotto la sabbia.
Durante la crescita le annaffiature devono essere regolari fino alla fioritura, poi quando le foglie cominciano ad appassire, occorre sospenderle completamente. Alla fine dell'estate, quando le foglie si sono seccate completamente, le piante possono essere propagate: si dividono i bulbilli e si ripiantano in vasetti di 8-10 centimetri di diametro, rinvasandole ogni anno fino a quando sono in grado di fiorire, quindi si mettono a dimora. Le piante adulte non amano il trapianto e, nel caso questo fosse necessario, è assai importante non rovinarne radici carnose


i bulbi, simili a quelli dei narcisi, sono relativamente grandi, frequentemente hanno un collo lungo, e sono coperti di catafilli cartacei di colore marrone chiaro. Il fusto è dato dallo scapo fiorale, robusto e compresso, terminante con una 'spata' a due valve che avvolge la base dei tubi fiorali. Le foglie sono basali, nastriformi, larghe 1-2 centimetri e lunghe fino a 60, spesso ripiegate longitudinalmente a doccia o ritorte a spirale, di colore verde-grigio, presenti in numero di 5-6 per ogni bulbo



i fiori, simili a quelli del narciso, sono profumati, di colore bianco puro e, come in tutte le bulbose, non hanno un calice ed una corolla distinti tra loro (perianzio composto di sepali e petali) ma un perigonio formato da 6 tepali petaloidei concresciuti per due terzi della loro lunghezza a formare un tubo fiorale lungo 5-8 centimetri, stretto e di colore verde. Nel terzo superiore si allargano ad imbuto in sei lacinie lineari bianche, concresciute fino a metà e con una costolatura verde. Come nei narcisi è presente una 'paracorolla', formata da 6 lobi biforcati all'apice, che danno origine a 12 denti triangolari. Contrariamente al narciso gli stami non partono dal fondo della corolla: infatti alla sommità dei lobi troviamo inseriti 6 stami molto evidenti, che escono dalla paracorolla mostrando una antera arcuata di colore giallastro.
I fiori del pancrazio compaiono da luglio a settembre e sono riuniti in ombrelle aventi ciascuna da 3 a 10 elementi. Il loro profumo è particolarmente percettibile nelle ore serali e notturne, in assenza di vento.
L'impollinazione avviene tramite un lepidottero sfingide chiamato Agrius convolvoli, che curiosamente riesce a visitare il fiore solo quando la velocità del vento è inferiore ai 2 metri al secondo


da ogni fiore dell'infiorescenza prende origine un frutto, cosicchè troviamo alla sommità del vecchio scapo fiorale un gruppo di capsule obovoidali e triloculari di 2-3 cm di lunghezza, ognuna delle quali contiene numerosi semi neri


PROPRIETA' OFFICINALI: la medicina tradizionale in Africa ed in Asia  sfrutta le proprietà curative del giglio di mare, proprietà che erano già note in Europa fin dall'antichità: tuttavia la pianta è da considerarsi potenzialmente velenosa per ingestione in quanto contiene alcaloidi tossici molto potenti, in particolare pancratistatinatazzetina, con proprietà allucinogene e cardiotossiche 
In caso di intossicazione non indurre il vomito ma, anche in assenza di sintomi, portare la persona intossicata al più vicino Pronto Soccorso e contattare un centro antiveleni.



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